domenica 12 maggio 2024

Questo ritratto della Dunmore è tutto una seduzione

 



Evie Dunmore

Il ritratto della seduzione

(Per i Lettori di Storie in Costume e Lettori di Commedie) 

Recensione
di Monica Montanari 


La sapienza maschile in fondo al pozzo

Dalla vostra Lyanne Quay! 🙂
Dunque sono reduce dalla lettura centellinata di Il ritratto della seduzione di Evie Dunmore, e ci sono tante cose da dire.
Intanto andiamo alla ciccia, una vera notizia, il sesso si legge, si gusta, è interessante. Non è il solito approdo dove la narrazione si ferma, ma è esso stesso terreno di svolte drammatiche perché abbiamo un duro emerso dal fango e un‘altolocata lei di porcellana che lui col sesso ha paura di rompere… Vi ricorda qualcosa tutto ciò? A me sì, Giro di Vento di Rebecca Quasi e Amalia Frontali. E quando si configura la vicenda mi dico oddio! Speriamo che lui non si chiuda in se stesso e non rinunci a lei per il complesso di esserne indegno. No, ve lo dico subito questo non succede affatto, anche se le alchimie del romance sembrano condurre la Dunmore ad emulare il duo Quasi Frontali nell’affidare alla natura e alla semplicità la soluzione della vicenda. Ma andiamo per gradi.
Il libro è bellissimo, come romance è assolutamente bellissimo, ma non è solo un romance; è qualcosa di più è quasi un pamphlet con brevi cenni sull’infinito, ovvero sul tema delle disuguaglianze e sulla soggezione femminile. Oddio sono corsa troppo avanti, andiamo per gradi è che ci sono tante cose da dire. Facciamo un passo indietro.

Qui siamo davanti a uno di quei romance che una che scrive deve studiare, per comprendere le dinamiche. C’è un fatto, uno pensa o per lo meno, io tendevo a pensarlo, che l’erotismo fosse in qualche modo legato al decadentismo tipicamente delle classi alte, come se le classi lavoratrici troppo oppresse da urgenze pratiche lo facessero tutte seguendo il motto mussoliniano di ”arrivare al dunque senza por tempo in mezzo ”. Invece no, da questo punto di vista il biker mio marito mi ha aperto un mondo, lui è di classe molto bassa. Non posso non citare un suo amico operaio del prefabbricato pesante che la moglie lo aspettava nuda con già pronta la video cassetta del “furmigon” ovvero video hard animal con formichiere… O il suo fabbro che mangiava i ferrero rocher solo dal buco del sedere della di lui consorte.
Ecco cosa abbiamo qui! Il duro del fango, fattosi capitano di ventura dagli spiriti animali, io me lo immagino come un Charles Bronson, ma la Dunmore lo descrive come di pelle diafana, muscolosissimo, coperto di cicatrici argentee sul torace, la massa marmorea, le sopracciglia e i capelli neri e della consistenza del visone… bene questo Bronson pallido ha esperienza in fatto di sesso, la sapienza cruda di chi per lungo tempo ha avuto nel sesso l’unico calmiere per una vita aspra e senza sole. Rappresenta il mascolino fondamentale, la sapienza maschile in fondo al pozzo, l’istinto infallibile che conduce gli spermatozoi a raggiungere la meta. E l’artifizio grazie al quale questo libro raggiunge le vette del romance è il fatto che lui, il maschio, resta aderente fino alla fine, senza un cedimento, alla sostanza dei bisogni fondamentali dell’essere umano. Questa la sua priorità nell’analisi del mondo e nell’analisi che lui fa di lei, di questa giovane preziosissima, delicata, inebriante ed evanescente come una “selkie”, la donna foca della mitologia scozzese, la donna che a volte emerge a riva e si libera della pelle di foca, ed è bellissima e allora il pescatore le ruba la pelle per impedirle di tornare all’oceano, e tenerla sempre con sé. E allora la donna foca viene reclusa in una realtà non sua, la casa del pescatore finché un giorno inevitabilmente ritrova la propria pelle e torna all’oceano. 
Le storie della donna foca finiscono tutte così dice Lucien nel romanzo, e lui per tutto il tempo studia la sua donna foca per capire come impedirle di tornare all’oceano. La alfabetizza ai bisogni essenziali e basici dell’essere umano, da quello di sopravvivere a quello degli istinti. Ecco che l’ammaestramento impartito da Lucien diviene la mappa di un intinerario di riscatto femminile.
Se Lucien resta per tutto il romanzo solido, saldo, in qualche modo enigmatico punto fermo, Hattie allora può liberamente svolazzargli intorno alla scoperta di se stessa e scoprire angosciosamente quanto è stata repressa dalla società e dalla famiglia. Punto d’approdo un pompino niente affatto svilente, per una volta, perché l’amore c’è e trasuda da ogni pagina. Romanzo meraviglioso.
Come accennavo all’inizio, tuttavia questo super romance non è solo un romance è quasi un pamphlet dove Lucien osserva al culmine di una bellissima conversazione con Hattie che la povertà ”relativa” è ineliminabile, ma quella assoluta si può risolvere e con sforamento della quinta parete osserva: “Costruiremo asili e ospedali…” una cosa così. E così sulla questione femminile dove lei medita:
«Mi sono resa conto che, vista da fuori, sono un'adulta raffinata, ma dentro sono ancora una collegiale piena dell'insicurezza di un tempo, e ho capito che questo è un terreno fertile per le mie stranezze; è proprio questo che mi fa dire e fare cose a sproposito, che mi spinge troppo spesso ad appoggiarmi alle opinioni altrui prima ancora di capire quali sono le mie, che mi fa sentire offesa senza motivo perché mescolo il tema in discussione con antiche ferite ancora sanguinanti. Conosco altre donne che vivono questa specie di sdoppiamento: mandano avanti con successo una casa e una famiglia, ma non sanno prendere neanche una semplice decisione senza consultare i loro mariti; oppure si intestardiscono a controllare certi dettagli insignificanti solo per avere la sensazione di controllare qualcosa. Che possibilità avranno mai di cambiare? Passiamo senza soluzione di continuità da un padre a un marito, senza la possibilità di conoscere noi stesse senza interferenze. Restiamo infantili nella nostra dipendenza, nel nostro piccolo mondo e nella nostra perenne dedizione agli altri, e questi altri non fanno che dirci cosa siamo. Io però sono ancora giovane. Non è troppo tardi per me…»
Questo romance straordinario ha un coté pedagogico e ha una forzatura nel finale per dispiegare la propria morale, un finale didascalico in cui Lucien permetterà alla sua Selkie di tornare all’oceano per poterle consentire di scegliere se tornare da lui. E lei lo farà. Storia meravigliosa.

Monica Montanari 
(alias Lyanne Quay, Ophelia Keen, Ashley Andrews)

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N.B. LA RIVIVISCENZA DI QUESTO BLOG è DEBITRICE AD AMAZON PER AVERMI CANCELLATO TUTTE LE MIE VECCHIE RECENSIONI E AVERMENE IMPEDITE DI NUOVE. JEFF BEZOS SARà BEN FELICE DI TENERSI RECENSIONI FARLOCCHE A CENTINAIA CHE PONGONO AI VERTICI DELLE CLASSIFICHE TITOLI A VOLTE, NON DICO IMMERITEVOLI BENSì, PROPRIO ILLEGGIBILI. NON SCRITTI IN ITALIANO. CI SI DIMENTICA SEMPRE CHE QUESTE PIATTAFORME OBBEDISCONO A INTERESSI PRIVATI, NON A UN’IDEA PURCHESSIA DI “giustizia”. E DUNQUE SE PICCHI DURO E IN DIECI PROTESTANO PERCHÈ PICCHI DURO, JEFF TRA TE E QUEI DIECI (ANCORCHÈ PARENTI E AMICI DELL’AUTORE STRONCATO) SCEGLIE QUEI DIECI PERCHé 10 È maggiore di 1. Con ciò ora spalmo subito su Novelbus le mie belle stroncature e anche su Goodreads. 

A la guerre com a la guerre.

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