di Margaret Gaiottina
E siamo arrivati alla terza tappa del percorso dei nostri principi. Dopo un inizio super passionale con "Il Principe e la preda", ero rimasta un po' tiepida con "Il Principe e il desiderio", ma con il terzo della serie l'autrice ha chiuso in bellezza lasciandomi ben soddisfatta.
Anche questo romanzo ha un titolo originale molto più intrigante: "Il Principe serpente" in omaggio alla fiaba raccontata nel corso della narrazione che fa un po' da filo conduttore. Ma anche qui, non si sa perché, si è deciso di optare per un titolo più rassicurante. E va bene, noi italiani d'altronde siamo sempre più moderati, nel bene e nel male.
Cosa mi è piaciuto di questo romanzo? Essenzialmente la natura spregiudicata del visconte Simon Iddesleigh, che nonostante la raffinatezza nel vestire è un uomo impetuoso e passionale. E su chi riverserà tutta questa carica di energia? Ma su Lucy Craddok-Hayes, una donna di campagna, molto diversa da quelle che di solito il visconte frequenta. Lucy infatti è schietta, sincera e nello stesso tempo semplice e pura.
Ma non è stata solo questa classica contrapposizione di animi e persone a rapirmi, è stato proprio il travaglio interiore di Simon, scombussolato da un intento selvaggio di vendetta, a renderlo interessante. Degno di nota infatti, secondo me, è anche il coraggio di mostrare emozioni abbiette, come la voglia di uccidere per essere risarciti, il desiderio di vedere sparso il sangue dei propri nemici, che completano il personaggio e ne arricchiscono il tormento.
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