Mary Balogh
Signora del Suo Cuore
(Per i Lettori di Historical Romance, Lettori di Commedie e Lettori di Rivalse Amorose)
Un duca arido
Dalla vostra Lyanne Quay di Un Conte per Tiranno!
Stanotte ho finito di leggere “Signora del suo cuore” di Mary Balogh, l’ho dovuto prendere su Kobo, perchè su Amazon l’e book non c’è e devo dire che non è una gran perdta. Anche in questo caso siamo nei libri belli a percentuale. Che volete mi prende così. In questo caso splendido primo 50%, il seguito al rogo.
Nella prima splendida metà, prende corpo la deliziosa tensione tra un’infermiera sprezzante e altera come una lady e un trasecolato Duca uso a farsi obbedire e venerare. Lui scopre di lei di giorno in giorno la grazia angelicata dell’aristocratica, lei di giorno in giorno la sensibilità del Duca sotto l’esoscheletro dell’onore virile e aristocratico. Poi a metà romanzo,
la Balogh decide di farlo succedere finalmente: di sperimentare una situazione in cui alla fatidica proposta “vuoi essere la mia mantenuta?”, lei gli risponde di sì. Vuole esplorare cosa può succedere, cosa può svilupparsi in quel contesto e io ho apprezzato e condiviso l’azzardo. Peccato però che a quel punto in breve la Balogh si ritrovi per le mani due amanti, senza alcun ostacolo all’happy ending… E allora Balogh che fa… per tirarla in lungo fino alla fine del romanzo semplicemente fa che l’eroe diventi abietto e tale rimanga malgrado il lieto fine!
Qui la mia mitica Balogh toppa alla grande, il racconto perde di coesione, diventa contraddittorio… Per farvi un esempio: scena finale, ballo, è il momento del valzer, gli ammiratori si accalcano attorno a lei, lei sta per ballare con un affascinante amico dell’abietto e arriva l’abietto… A quel punto lei dice non posso ballare il valzer, non ho avuto il permesso dall’Almacks… Ma scusa e allora perchè, – si sorprende la lettrice, – gli altri ti si accalcavano intorno per ballarlo e perché stavi per danzarlo con un altro? È una cosa minimissima ma è la spia di uno scioglimento raffazzonato. Oh, nemmeno a dirlo, avendo per le mani un uomo anaffettivo, la versione cartacea su Amazon ha orde di lettrici in deliquio.
E invece questo duca pessimo è talmente intimamente tale che resta drammaticamente inerte, invisibile. Voglio dire, di solito nel leggere di questi eroi senza amore io mi rifaccio immaginando ritorsioni sanguinolente. Sta volta non mi è nemmeno sorta l’immagine di mettergli i “cagapui” nella minestra.
Nella prima splendida metà, prende corpo la deliziosa tensione tra un’infermiera sprezzante e altera come una lady e un trasecolato Duca uso a farsi obbedire e venerare. Lui scopre di lei di giorno in giorno la grazia angelicata dell’aristocratica, lei di giorno in giorno la sensibilità del Duca sotto l’esoscheletro dell’onore virile e aristocratico. Poi a metà romanzo,
la Balogh decide di farlo succedere finalmente: di sperimentare una situazione in cui alla fatidica proposta “vuoi essere la mia mantenuta?”, lei gli risponde di sì. Vuole esplorare cosa può succedere, cosa può svilupparsi in quel contesto e io ho apprezzato e condiviso l’azzardo. Peccato però che a quel punto in breve la Balogh si ritrovi per le mani due amanti, senza alcun ostacolo all’happy ending… E allora Balogh che fa… per tirarla in lungo fino alla fine del romanzo semplicemente fa che l’eroe diventi abietto e tale rimanga malgrado il lieto fine!
Qui la mia mitica Balogh toppa alla grande, il racconto perde di coesione, diventa contraddittorio… Per farvi un esempio: scena finale, ballo, è il momento del valzer, gli ammiratori si accalcano attorno a lei, lei sta per ballare con un affascinante amico dell’abietto e arriva l’abietto… A quel punto lei dice non posso ballare il valzer, non ho avuto il permesso dall’Almacks… Ma scusa e allora perchè, – si sorprende la lettrice, – gli altri ti si accalcavano intorno per ballarlo e perché stavi per danzarlo con un altro? È una cosa minimissima ma è la spia di uno scioglimento raffazzonato. Oh, nemmeno a dirlo, avendo per le mani un uomo anaffettivo, la versione cartacea su Amazon ha orde di lettrici in deliquio.
E invece questo duca pessimo è talmente intimamente tale che resta drammaticamente inerte, invisibile. Voglio dire, di solito nel leggere di questi eroi senza amore io mi rifaccio immaginando ritorsioni sanguinolente. Sta volta non mi è nemmeno sorta l’immagine di mettergli i “cagapui” nella minestra.
Sapete cosa sono i cagapui? I frutti delle rose selvatiche. Spinti dalla fame i bambini di cento anni fa ne mangiavano e poi si grattavano furiosamente il sederino per il prurito. Per dire, non è una vendetta shackespeariana mettere i cagapuoi nella minestra….. eppure nemmeno quello. Il fatto è che l’intero dispositivo del romanzo nasce con l’intento di barare.
È una cosa che si fa, a volte riesce, a volte invece, come in questo romanzo, la scelta di tacere al lettore aspetti cruciali dei protagonisti impedisce di seguirne a dovere l’evoluzione interiore. In pratica Balogh avrebbe dovuto subito rivelare che sotto i panni della servetta c’era una lady, rivelarlo almeno nelle riflessioni della servetta, intendo. Lady Sara infatti è stata costretta a fuggire dalla famiglia e a nascondersi sotto i panni di un’assistente modista e per ragioni congiunturali, credibilmente devo dire, si ritrova a prestare servizio come infermiera presso il Duca di Tresham.
E invece no. Mary Balogh non rivela al lettore inizialmente che Jane è in realtà una nobildonna, e continua a non farlo anche quando diventa evidente. Tutto ciò impedisce all’autrice di seguire le riflessioni dell’eroina, in particolare i ragionamenti che la conducono ad accettare di fare la mantenuta. Alla fine lei acconsente perché… lo indovinate? “MA COME M‘ATTIZZA” !
D’altro canto, da metà romanzo in poi, da quando i due instaurano un rapporto mercenario, l’abiezione dell’eroe – che costringe in una condizione tanto avvilente l’eroina – impedisce al duca di restare curioso e attonito al cospetto della personalità di lei. E qui viene meno il tratto pregiato della scrittura romantica della Balogh.
Mary Balogh ha la prerogativa unica di conferire all’interiorità dei protagonisti la vocazione a restare concentrata sull’altro. In pratica le riflessioni dei protagonisti seguono questo schema: 1) lui nota in lei qualcosa di molto anomalo e si stupisce moltissimo ( e viceversa); 2) lui osserva in modo molto analitico lei, il comportamento di lei e le possibili motivazioni (e viceversa); 3) lui riscontra qualcosa di molto anomalo nel proprio stesso comportamento causato e indotto da lei e se ne meraviglia moltissimo ( e viceversa ). Un processo tanto efficace da avermi spinto ad adottarlo per lo sviluppo dei miei personaggi.
Questo dispositivo consente alla Balogh di seguire passo passo la nascita dell’amore nei due protagonisti, di compenetrarli… A un certo punto nei suoi romanzi semplicemente i due personaggi sono casa l’uno per l’altro prima ancora di saperlo. Ecco tutto ciò in questo romanzo non accade. La situazione da mantenuta poteva essere molto interessante, lei poteva dimostrare con i fatti che non è la mancanza di denaro a renderti un‘amante, ma la tua attitudine a essere vittima e preda. Lei avrebbe potuto condurre le cose con tanta signorilità che lui, giunto al punto, poteva non sentirsela di spupazzarsela a pagamento e si poteva dar vita a un assurdo duca arrogante e pagatore, impedito da un non-so-che a vivere veramente con lei una relazione mercenaria, malgrado il voluminosissimo richiamo all’azione poveniente dai pantaloni. Ok… sarebbe stato bellissimo…
Invece non solo tutto ciò non accade, ma anche quando i personaggi diventano intimi non è tanto ciò che il Duca scopre di lei a incantarlo, bensì a farlo è ciò che il Duca medesimo scopre di se stesso grazie a lei… Più narcisisti di così! E infatti questo Duca in realtà non si innamora mai e come lettrice affezionatissima di Mary Balogh, mi sento tradita.
È una cosa che si fa, a volte riesce, a volte invece, come in questo romanzo, la scelta di tacere al lettore aspetti cruciali dei protagonisti impedisce di seguirne a dovere l’evoluzione interiore. In pratica Balogh avrebbe dovuto subito rivelare che sotto i panni della servetta c’era una lady, rivelarlo almeno nelle riflessioni della servetta, intendo. Lady Sara infatti è stata costretta a fuggire dalla famiglia e a nascondersi sotto i panni di un’assistente modista e per ragioni congiunturali, credibilmente devo dire, si ritrova a prestare servizio come infermiera presso il Duca di Tresham.
E invece no. Mary Balogh non rivela al lettore inizialmente che Jane è in realtà una nobildonna, e continua a non farlo anche quando diventa evidente. Tutto ciò impedisce all’autrice di seguire le riflessioni dell’eroina, in particolare i ragionamenti che la conducono ad accettare di fare la mantenuta. Alla fine lei acconsente perché… lo indovinate? “MA COME M‘ATTIZZA” !
D’altro canto, da metà romanzo in poi, da quando i due instaurano un rapporto mercenario, l’abiezione dell’eroe – che costringe in una condizione tanto avvilente l’eroina – impedisce al duca di restare curioso e attonito al cospetto della personalità di lei. E qui viene meno il tratto pregiato della scrittura romantica della Balogh.
Mary Balogh ha la prerogativa unica di conferire all’interiorità dei protagonisti la vocazione a restare concentrata sull’altro. In pratica le riflessioni dei protagonisti seguono questo schema: 1) lui nota in lei qualcosa di molto anomalo e si stupisce moltissimo ( e viceversa); 2) lui osserva in modo molto analitico lei, il comportamento di lei e le possibili motivazioni (e viceversa); 3) lui riscontra qualcosa di molto anomalo nel proprio stesso comportamento causato e indotto da lei e se ne meraviglia moltissimo ( e viceversa ). Un processo tanto efficace da avermi spinto ad adottarlo per lo sviluppo dei miei personaggi.
Questo dispositivo consente alla Balogh di seguire passo passo la nascita dell’amore nei due protagonisti, di compenetrarli… A un certo punto nei suoi romanzi semplicemente i due personaggi sono casa l’uno per l’altro prima ancora di saperlo. Ecco tutto ciò in questo romanzo non accade. La situazione da mantenuta poteva essere molto interessante, lei poteva dimostrare con i fatti che non è la mancanza di denaro a renderti un‘amante, ma la tua attitudine a essere vittima e preda. Lei avrebbe potuto condurre le cose con tanta signorilità che lui, giunto al punto, poteva non sentirsela di spupazzarsela a pagamento e si poteva dar vita a un assurdo duca arrogante e pagatore, impedito da un non-so-che a vivere veramente con lei una relazione mercenaria, malgrado il voluminosissimo richiamo all’azione poveniente dai pantaloni. Ok… sarebbe stato bellissimo…
Invece non solo tutto ciò non accade, ma anche quando i personaggi diventano intimi non è tanto ciò che il Duca scopre di lei a incantarlo, bensì a farlo è ciò che il Duca medesimo scopre di se stesso grazie a lei… Più narcisisti di così! E infatti questo Duca in realtà non si innamora mai e come lettrice affezionatissima di Mary Balogh, mi sento tradita.
Monica Montanari
(alias Lyanne Quay, Ophelia Keen, Ashley Andrews)
Link d’acquisto a Signora del Suo Cuore di Balogh
N.B. LA RIVIVISCENZA DI QUESTO BLOG è DEBITRICE AD AMAZON PER AVERMI CANCELLATO TUTTE LE MIE VECCHIE RECENSIONI E AVERMENE IMPEDITE DI NUOVE. JEFF BEZOS SARà BEN FELICE DI TENERSI RECENSIONI FARLOCCHE A CENTINAIA CHE PONGONO AI VERTICI DELLE CLASSIFICHE TITOLI A VOLTE, NON DICO IMMERITEVOLI BENSì, PROPRIO ILLEGGIBILI. NON SCRITTI IN ITALIANO. CI SI DIMENTICA SEMPRE CHE QUESTE PIATTAFORME OBBEDISCONO A INTERESSI PRIVATI, NON A UN’IDEA PURCHESSIA DI “giustizia”. E DUNQUE SE PICCHI DURO E IN DIECI PROTESTANO PERCHÈ PICCHI DURO, JEFF TRA TE E QUEI DIECI (ANCORCHÈ PARENTI E AMICI DELL’AUTORE STRONCATO) SCEGLIE QUEI DIECI PERCHé DIECI È MAGGIORE DI UNO.


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