giovedì 9 maggio 2024

Il barone sarà arrogante ma la Anders è bravissima




Annabelle Anders

Il Barone Arrogante

(Per i Lettori di Storie in Costume e Lettori di Sesso & Sentimento e Lettori di Commedie) 

Recensione
di Monica Montanari 


Gran traduttore e romanzo di grande soddisfazione 

Festeggiamo: a Balogh, Grace, McCornick, Dunmore, Reis e MacClean si aggiunge un‘altra autrice coi fiocchi: Annabelle Anders. Secondo la biografia – se non ho capito male l’inglese – avrebbe pubblicato quaranta regency in sette anni… Mi par poco credibile. Boh, o li ha scritti nell’arco della vita ed erano manoscritti nel cassetto o questo nome Annabelle Anders è un nome editoriale dietro cui si nascondono più autrici. Resta il fatto che questo barone arrogante non è arrogante affatto, se non per il vincolo di dover rientrare nel ciclo degli arroganti in vari gradi di nobiltà. Questo romanzo ha uno schema di base un po’ scontato ma presenta spunti di grande inventiva. Si tratta della solita ”zitella” innamorata da sempre di un amico del fratello, nonché libertino. E qua siamo all’eterno quesito sul perché lo stronzo non si sia mai accorto di lei. Le soluzioni offerte dalle autrici romance sopratutto italiane, in questo caso, virano invariabilmente sul masochismo e il lui di turno in questi casi tarda a emanciparsi dalla propria anima bruta. 

In questo caso pur restando in sottofondo una vena di malinconia, fortunatamente non è così. Il dispositivo si basa sul fatto che lei poco dopo il debutto per un fatto che emergerà nel finale è appassita nel cuore, ha cominciato a sventare l’ansia con processi ossessivi come contare le lettere delle parole, a manifestarla contraendo le labbra in una riga sottile che le conferisce un’espressione severa, disapprovante, da donna esclusa. D’altro canto lui per fatti che emergono via via era semplicemente distratto da problemi ben più serie che non le schermaglie galanti, oltre che allontanato dal suddetto modo di fare della giovane. A conferire malinconicità al romanzo è la perdurante sfiducia di lei sulla possibilità di essere amata e la sua soggezione inerte alle parole brutalmente sprezzanti dell’entourage volte a dare per scontato che lui non possa realmente amarla. Con la Anders abbiamo la profondità della Balogh ma una messa a fuoco nitidissima. 
Amarilli Silvia Moro – mi pare sia lei – rimprovera alla Balogh una scrittura sfocata, bene, in questo caso, abbiamo entrambi i pregi: una grande profondità psicologica dei personaggi e una definizione nitidissima della scena. Ovviamente questo prende spazio, questo romanzo presenta la grande gioia di una lettura non convulsa dove poter sprofondare in miti e riti del genere Historical, godendo della lucidità dei personaggi e della totale assenza di retorica del dolore. 
Questo romanzo andrebbe letto da tutte le autrici di romance storici anche solo per le conoscenze di contesto: dalle country dance alla Roger the Covelry, agli acquisti per compere in Bond street, al “banditore” - finalmente ha un nome! - ovvero il tizio che annuncia il nome degli invitati all’ingresso di un ricevimento. Nei balli pubblici delle Assembly Room è il “cerimoniere” ma non sapevo come si chiamasse nei grandi ricevimenti privati. Bene si chiama banditore, evviva. 
Il libro molto ben tradotto ci offre inoltre la parola ”capriccio” per identificare ciò che altrove viene chimato ”follia” dal francese, per indicare le strutture architettoniche di puro fine decorativo sparse nei parchi dell’epoca pubblici e privati. Ma i motivi di ammirazione per l’autrice non finiscono qui. Il romanzo affronta il vero mostro sacro di ogni autrice di historical romance: far risiedere i neosposi a Londra. 
Come far decollare l’amore in un matrimonio di convenienza o riparatore se ci si aspetta che gli sposi durante il giorno non si frequentino e ai ricevimenti restino ben distanti? come può il libertino di turno accorgersi di amare la nostra lei, se all’indomani del matrimonio ricomincia con la sua solita vita? Ecco la Anders, invece di bypassare il problema con un artificio, ci mostra esattamente come gradualmente l’eroe si distacca dalla sua vecchia vita, ce lo fa vedere da vicino.  
E infine l’inventiva: ci sono un paio di spunti molto divertenti: nel giro degli arroganti c’è un duca che ha perso una scommessa e per svariate settimane è costretto a svolgere le funzioni di maggiordomo a casa del visconte suo amico e poi c’è il fattaccio alla genesi dell’intero romanzo, la scena compromettente per cui l’eroe e l’eroina sono costretti a sposarsi. 
Non si tratta del solito bacetto, o del solito corsetto abbassato: siamo dinnanzi a un capriccio, in un parco privato durante un ricevimento, lui, l’eroe, convinto di essere stato raggiunto dalla propria amante, afferra l’eroina, se la tira sulle ginocchia, le scoperchia le sottane, scopre il sederotto latteo e si mette a sculacciarla di santa ragione come la supposta amante ama nei preliminari… Non capisce perché lei si dimeni in realtà, ma continua e così, al soraggiungere di un gruppo nutrito di invitati, la forma a cuore del deretano dell’eroina resta esposta alla meraviglia e successivamente ai commenti scandalizzati del bel mondo londinese 🙂🙂
Dimenticavo: scene di sesso spinte e molto imbarazzanti
Monica Montanari 
(alias Lyanne Quay, Ophelia Keen, Ashley Andrews)

Link d’acquisto a Un Conte per Tiranno di Quay


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N.B. LA RIVIVISCENZA DI QUESTO BLOG è DEBITRICE AD AMAZON PER AVERMI CANCELLATO TUTTE LE MIE VECCHIE RECENSIONI E AVERMENE IMPEDITE DI NUOVE. JEFF BEZOS SARà BEN FELICE DI TENERSI RECENSIONI FARLOCCHE A CENTINAIA CHE PONGONO AI VERTICI DELLE CLASSIFICHE TITOLI A VOLTE, NON DICO IMMERITEVOLI BENSì, PROPRIO ILLEGGIBILI. NON SCRITTI IN ITALIANO. CI SI DIMENTICA SEMPRE CHE QUESTE PIATTAFORME OBBEDISCONO A INTERESSI PRIVATI, NON A UN’IDEA PURCHESSIA DI “giustizia”. E DUNQUE SE PICCHI DURO E IN DIECI PROTESTANO PERCHÈ PICCHI DURO, JEFF TRA TE E QUEI DIECI (ANCORCHÈ PARENTI E AMICI DELL’AUTORE STRONCATO) SCEGLIE QUEI DIECI PERCHé 10 È maggiore di 1. Con ciò ora spalmo subito su Novelbus le mie belle stroncature e anche su Goodreads. 

A la guerre com a la guerre.

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