martedì 28 maggio 2024

Jane Eyre ti risucchia anche oggi, meravigliosamente




Charlotte Bronte

Jane Eyre

(Per i Lettori di Storie in Costume, Lettori di Rivalse Amorose) 

Recensione
di Monica Montanari 


L’indimenticabile Rochester

Dalla vostra Lyanne Quay di Un Conte per Tiranno

L'ho riletto pochi mesi fa per controllare la tenuta di un mio personaggio… Sono andata a leggere… e mi sono persa…. completamente risucchiata. L’avevo letta tipo quando avevo dieci anni. Ma come scrive questa qui! Vi dirò l’ho trovata più moderna del “Persuasione” di Austen letto recentemente. E “Jane Eyre” è perfettamente un polpettone, come ha fatto a piacermi così? Vi dico cosa ho concluso. ***** Secondo me nel polpettone funziona molto meglio la prima persona, inoltre ci sono passaggi splendidi di descrizione paesaggistca, ambientale, davvero importanti che tolgono il fiato per la loro bellezza e secondo me sono la chiave di questo romanzo. Charlotte Bronte ha questa cosa della ampie descrizioni. Sono come sospiri, in cui a ogni respiro: il paesaggio o l’ambiente entra nella protagonista e ne riesce carico del suo stato d’animo. Ecco il seguente brano si divide in due parte inspiro ed espiro. Qui l'eroina inspira: Sull’Inghilterra splendeva una magnifica estate: capita di rado, e mai per più giorni di fila, che la nostra terra cinta di onde goda di una sfilza così lunga di cieli tersi e soli raggianti come quelli visti in quel periodo. Sembrava che uno stuolo di giornate italiane fosse arrivato da sud come uno stormo di maestosi uccelli migratori e si fosse fermato a riposare sulle scogliere di Albione. Il fieno era stato già raccolto; i campi intorno a Thornfield erano verdi e mietuti di fresco; le strade bianche e assolate; gli alberi folti di fogliame scuro; le macchie e il bosco, carichi di fronde e di tinte intense, creavano un bel contrasto con i toni chiari dei prati illuminati dal sole. Da qui, espira.... In piena estate, alla vigilia di san Giovanni, Adèle, stanca per aver raccolto tutto il pomeriggio fragoline selvatiche lungo il sentiero di Hay, era andata a letto che c’era ancora il sole. Aspettai che si addormentasse e, quando la lasciai, scesi in giardino. Era quella l’ora più dolce della giornata: “Il giorno aveva sciupato i suoi fuochi ardenti” e la rugiada cadeva fresca sulla pianura ansante e sulle cime riarse. Là dove il sole era tramontato con una livrea dimessa, senza alcun corteo di nubi, si stendeva maestoso un manto di porpora che, in un punto sulla sommità di una collina, bruciava con la luce di una gemma rossa e col fuoco di una fornace, e si dispiegava in lungo e in largo, facendosi via via tenue, sempre più tenue, oltre la metà del cielo. L’Oriente aveva il suo fascino di azzurro terso e profondo e la sua pudica gemma, una stella che spuntava solitaria. Presto avrebbe sfoggiato la luna, ma l’orizzonte la nascondeva ancora. Rileggendolo dopo cinquant’anni ho scoperto che in realtà questo romanzo non è triste. Jane all’inizio manifesta un temperamento livoroso e incline a cedere all’ira. Lo fa con il ragazzino che la tormenta, contro la zia, con il benefattore dell’istituto, in un crescendo che la porta ad abbandonare Rochester senza una parola quando lei scopre il tentativo di coinvolgerla in un matrimonio nullo, nella bigamia. Ora a ben vedere, la povera creola pazza nascosta in soffitta non è – come è stato argomentato modernamente – l’opposto della fredda governante inglese rappresentata da Jane, l’esemplificazione delle passioni troppo tempestose per la società britannica dell’epoca. La passa furiosa è invece la personificazione del temperamento livoroso e collerico di Jane stessa, della furia cieco mostrata fin dall’inizio da bambina. La pazza in soffitta è uno “spostamento” onirico, come accade nei sogni quando alcuni lati della nostra personalità prendono vita nelle sembianze di personaggi diversi da noi ma che invece tutti ci rappresentano. Nel romanzo Jane è chiamata a fare i conti con l’aspetto della propria personalità incarnato nelle folle reclusa, è chiamata a cambiare e lo farà, apprenderà via via la grande lezione del perdono fino a che infine la pazza del solaio (ovvero le stesse pulsioni d’odio di Jane) brucerà e si suiciderà al suolo. 🙂 È un romanzo permeato del senso puritano della punizione, e invariabilmente il Dio di Jane Eyre si incarica di affossare gli aguzzini della giovane, spianandole la via del perdono :-)))) L’ultima vittima del Dio dell’angelica Jane è il bel missionario fanatico che muore prestissimo, minato dai disagi della vita in luoghi selvaggi. Diciamo che Jane ha la buona grazia di perdonare, solo quando le persone che detesta le fanno la cortesia di soccombere a un destino infame. 🙂 Non sfugge a questa legge neppure Rochester, che il Dio ben poco misericordioso di Jane riduce cieco e storpio, poi vah alla fine Rochester si comporta con tale devozione verso Jane da riprendere la vista da un occhio. La lezione del libro è “tu perdona che a questi fetenti ci pensa il buon Dio”; la trovo una morale meravigliosamente tetragona. Jane è la mia eroina.
Monica Montanari 
(alias Lyanne Quay, Ophelia Keen, Ashley Andrews)

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Imprevedibile e focosa come può esserlo una vera irlandese, e senza amore come può esserlo unicamente un’orfana, lady Wilhelmina Osraige deve affrontare da sola il soggiorno a Londra per la “piccola stagione” invernale.

È però lord Iain Middleton, terzo conte di Huntly, l'imperturbabile e ascetico banchiere, a doversi occupare di lei, con grande sgomento di entrambi, e a sovrintendere la sicurezza e il benessere della lady poco più che ventenne.

Al più integerrimo dei confratelli della Hellfire non resterà che tiranneggiare la giovane esperta di arti da salotto e tentare di togliersela dai piedi. Di trovarle un marito o rispedirla in Scozia, perché lui è un uomo tutto d’un pezzo.

E che pezzo!

Tant’è, l’imprevedibile Wilhelmina propone al conte di impartirgli lezioni d’amore e Lord Huntly dovrà stare ben attento a non abbandonare la schiera degli angeli custodi.

O finirà dritto in quella dei serafini infiammati d’amore, come il rosso scintillante dei propri capelli e di quelli color borgogna di Wilhelmina.

Commedia Romantica , romance storico di periodo georgiano


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N.B. LA RIVIVISCENZA DI QUESTO BLOG è DEBITRICE AD AMAZON PER AVERMI CANCELLATO TUTTE LE MIE VECCHIE RECENSIONI E AVERMENE IMPEDITE DI NUOVE. JEFF BEZOS SARà BEN FELICE DI TENERSI RECENSIONI FARLOCCHE A CENTINAIA CHE PONGONO AI VERTICI DELLE CLASSIFICHE TITOLI A VOLTE, NON DICO IMMERITEVOLI BENSì, PROPRIO ILLEGGIBILI. NON SCRITTI IN ITALIANO. CI SI DIMENTICA SEMPRE CHE QUESTE PIATTAFORME OBBEDISCONO A INTERESSI PRIVATI, NON A UN’IDEA PURCHESSIA DI “giustizia”. E DUNQUE SE PICCHI DURO E IN DIECI PROTESTANO PERCHÈ PICCHI DURO, JEFF TRA TE E QUEI DIECI (ANCORCHÈ PARENTI E AMICI DELL’AUTORE STRONCATO) SCEGLIE QUEI DIECI PERCHé 10 È maggiore di 1. Con ciò ora spalmo subito su Novelbus le mie belle stroncature e anche su Goodreads. 

A la guerre com a la guerre.

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