mercoledì 15 aprile 2015
"It" di Steven King
di Mollie Miles
Tramino
Qualcosa affiora nella memoria di sei personaggi, qualcosa di inquietante scatenato da una semplice telefonata. Si rivela a poco a poco nei panni di un clown assassino lo spirito immondo di una società indifferente.
Recinzione
Ogni tanto spuntano in queste recensioni, non esattamente delle novità. Inseriamo dei classici della narrativa d'evasione, libri che nel tempo non si fanno dimenticare. Questo è il caso di It di Stephen King senza dubbio innanzitutto a causa della sua lunghezza eterna. Secondo poi per quanto è brutto.
Quando non c'è orrore, c'è dolore. Per masochisti.
La trama si risolve sul piano della metafora in una sequela di digressioni estenuanti su personaggi meno che comprimari.
King afferma infatti nei suoi consigli ai romanzieri in erba di lavorare su trame molto semplici. Cosa che indubitabilmente accade in IT. Gli eventi della storia sono pochi e costellati di feedback e sommari che attingono ai contorni della storia. Già questo per me è letale. A me piacciono gli intrecci.
Ma come accade per la narrativa d'evasione la colpa è mia più che del vecchio Stephen. Le pagine di denti aguzzi e bave colanti io le salto a piè pari. Esse invece sono il contenuto emotivo per il quale il lettore di King legge King. Levato questo contenuto d'evasione - che per me d'evasione non è - non rimane che il resto: una specie di "te la do non te la do (la scena horror)" lungo 900 pagine.
Nella noia generale ho avuto la freddezza per notare non pochi registri sbagliati nei dialoghi e degli infodump disarmanti nella scena clou, quella in cui finalmente i protagonisti si reincontrano in un ristorante cinese.
Richie 11 anni si rivolge agli amici e - senza ripetere battute di personaggi famosi come fa quando fa le voci - dice: «Mi scalda sempre il cuore vedere una vecchia megera come quella che adora i bambini»
Ora una frase come questa per lessico, struttura e view of life non può essere pronunciata da un bambino di 11 anni. Errore tipico di registro.
Quanto all'infodump, l'incontro alla Giada d'Oriente ridescrive dei personaggi cose che sappiamo benissimo apparentemente per mostrare il point of view di Bill il protagonista ma con una profusione di dettagli già detti e scontati che solo si spiega con un rimontaggio del romanzo a lavoro finito. Ovvero la scena alla Giada d'Oriente è stata scritta come per trovarsi all'inizio del romanzo e non in mezzo.
Ma "It" è stato solamente il dodicesimo romanzo degli oltre 50 scritti da King per non menzionare i racconti. Probabilmente si tratta di cadute di gioventù dovute anche alla difficoltà di tenere sotto controllo un testo lungo come dicevamo sulle 900 pagine.
A chi consigliarlo
Intanto direi che pur nella comune fascinazione per il macabro, il lettore di King ha attitudini psicologiche più che filosofiche. Ovvero è più interessato a viaggiare nei meandri dell'inconscio piuttosto che esplorare il senso ultimo della realtà come nelle pulsioni del più meschino lettore di un Dan Brown.
In assenza di una categoria blog destinata a lettori psyco non saprei veramente a chi consigliarlo.
Dovrei inserire un dolce psyco, forse il castagnaccio.
Ci penso. Per ora due strudel.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento