mercoledì 3 dicembre 2025

Dalla Bernardo un polpettone di Fiori di Cera

Ed eccoci a Fiori di Cera della Bernardo. Trattasi di polpettone nel senso meno lusinghiero del termine. In qualche modo sono riuscita a finirlo, gradimento quattro stelle fino a quando ciulano, tipo a metà libro e poi crollo a una stella.


 

Preparatevi perché ho srotolato la Torah 🙂

Dalla vostra Lyanne Quay di Un Visconte per Danzare: 

Manca l’atmosfera britannica

La questione è che non c’è l’atmosfera britannica del tempo. Bei personaggi, lui è deturpato dal vaiolo, ombroso e tormentato. Lei è una primadonna capricciosa. Gli ingredienti storici ci sono tutti e curati: siamo nel 1750 (15 anni prima dei miei romanzi), ci sono il vaiolo, la variolizzazione, Culloden, i giacobiti, la forca del Tyburn, le prigioni di Newgate, il manicomio di Bedlham, le dimore sontuose su Piccadilly, di Richmond, sul Tamigi, Il Mall e non Hyde Park, Saint James… Vengono citati anche Benjamin e il parafulmine, viene menzionato Montagu e il suo club di irriverenti burloni (l’Hellfire) senza citarne il nome, etc… Tuttavia non si coglie la modernità e lo specifico britannico.

L’individualismo britannico

Manca l’individualismo britannico della dimensione privata e rurale. Il tutto ha un sapore dumasiano a essere buoni, da sceneggiato televisivo anni sessanta a essere meno buoni. In questo Fiori di Cera, c’è la prospettiva dell’intrigo a corte e della lotta per il potere, come nella narrativa politica. A tratti sembra di trovarsi  in un romanzo ad ambientazione medioevale, o come nella saga televisiva dei Tudor, e o via via salendo fino a noi come nell’intrigo della collana dei moschettieri. C’è il re, capite? E il primo ministro, il duca di Cumberland, il bastardo del re, condottiero degli inglesi vittoriosi a Culloden, e c’è l’amante del re… 

I drammi privati

Questi personaggi storici agiscono da protagonisti nella vicenda, nulla di accostabile ai drammi tutti privati del romanzo britannico del settecento o del romance in particolare. In questo Fiori di Cera mancano i drammi privati. Fateci caso, nei romance ad ambientazione britannica, i reali compaiono solamente nelle spoglie di Prinny, il reggente grassoccio viziato e vizioso ma ispirato da condiscendenza e bonomia. O nella sagoma appena intuibile della regina cui andavano a inchinarsi le debuttanti. O ancora nelle comparse iconiche della regina Vittoria nei romanzi vittoriani appunto. I reali si muovono in orbite sideralmente lontane dalle vicende tutte private ancorché coinvolgano l’aristocrazia. 

I reali restano lontanissimi

In Fiori di Cera manca la politeness

I reali restano lontanissimi dalle prepotenze dei signorotti di campagna, gli squires, di Pamela; lontanissimi dal mondo gentry del Vicario di Wakefield, o dai baronetti del Tom Jones di Fielding e di Evelina di Burney e poi ancora invisibili addirittura nelle vicende tutte alto aristocratiche pure ambientate nel settecento nella Pedina Scambiata della Hayer. E via via fino a noi, dove la Balogh anche nei suoi due romanzi ”georgiani” mai si sognerebbe di immergere il tutto in un cappa e spada. Sono romanzi un po’ più cupi, questi due della Balogh, intorbiditi dagli ultimi fumi di un’era selvaggia. La prima era georgiana non era ancora del tutto tersa dalla politeness di Addison e dello Spectator. Gli inglesi non erano ancora stati del tutto civilizzati  dai gran tour e da Samuel Johnson. Ma i georgiani della Balogh non sono più che un pelo meno luminosi dei mondi regency. Cosa voglio dire? 

Fiori di Cera fallisce l'obiettivo di restituirci il mondo britannico del 1750

Malgrado l'accuratezza con cui la Bernardo contestualizza la sua vicenda e che le ha meritato tutta la mia attenzione, Fiori di Cera fallisce l’obbiettivo di restituirci il mondo britannico del 1750. Se poi si unisce a ciò un dispositivo amoroso tutto basato sul fraintendimento, ci resta ben poco come piacere di lettura. Il romanzo è tuttavia scritto bene e i personaggi sono accattivanti. Diciamo che è un cinque stelle se vi piace il feuilleton e un due stelle se vi piace il romance ad ambientazione britannica.

Mal si giustifica il timore di subire lo squartamento, posto a fondamento della trama di Fiori di Cera

Si osservi che proprio perché lo squartamento aveva tra le altre funzioni quella di abbreviare l’agonia del condannato, mal si giustifica il timore di subire lo squartamento, posto a fondamento della trama di questo romanzo, e il tutto scricchiola. Il cattivo di turno non può programmare il proprio agire, fondandolo sulla prospettiva della sofferenza per quel supplizio…

Nel romanzo inoltre non si dà conto del pragmatismo della società britannica dove tutto è ispirato a un criterio utilitaristico, non mosso da passioni latine, ardenti invece nella società francese. La pena era spettacolarmente crudele in contesto britannico, ma non per dar sfogo a spiriti di vendetta, bensì confidando nella sua efficacia di monito e compatibilmente all’economia di mezzi e tempi delle esecuzioni e agli interessi secondari della medicina rispetto ai corpi.

A uomo quasi morto 

Lo squartamento nelle condanne capitali veniva effettuato dopo l’impiccagione, “a uomo quasi morto”. Questa strana formula del “quasi morto” è dovuta al fatto che gli impiccati ci impiegavano un’era a morire. Per questo, proprio nell’ultimo quarto del settecento, fu sperimentata una forca a scatto, con la botola che si apriva sotto i piedi del condannato e ne provocava una caduta tanto brusca da spezzargli il collo. In tempi anteriori, lo squartamento era un modo per abbreviare i tempi delle esecuzioni in cui l’agonia dell’impiccato durava moltissimo. Al medesimo fine, sveltire la forca, obbediva la condanna dell’Hanging in chains, dove l’impiccato “quasi morto” era legato con cinghie di ferro e appeso come monito lungo la via, spesso vicino al luogo del delitto e o comunque presso crocevia molto trafficati. Era una condanna che subentrava dopo l’impiccagione e – non per pietà, bensì per efficienza – mirata a liberare la forca e far spazio ad altri condannati.  

Il giorno di impiccagione era festa grande

Si consideri che durante le esecuzioni la gente era autorizzata a disertare il lavoro e che insomma il giorno di impiccagione era festa grande. Di feste così se ne tenevano un paio l’anno a Londra e la processione dei condannati da Newgate al Tyburn, cominciava al mattino e terminava alle quattro del pomeriggio. Il Tyburn era luogo di assembramento di grandi folle, con addirittura palchi mobili allestiti per gli aristocratici.

Gli impiccati erano lenti a morire

In questo sito (https://www.oldbaileyonline.org/about/journeytyburn) dedicato all’antico tribunale londinese, si legge che gli impiccati erano lenti a morire e potevano impiegarci mezz’ora. Per abbreviare la loro agonia, parenti e amici li tiravano per i piedi. Alcune volte venivano impiccate trenta persone alla volta. Sempre per cercare di accorciare i tempi, la forca del Tyburn fu modificata nel tempo e divenne una struttura triangolare, con lunghe traverse su tre lati cui appendere i condannati l’uno di fianco all’altro. Poteva reggere fino a venti persone contemporaneamente. 

Ti squartavano ma per pietà

Contrariamente a quanto si dice nel romanzo, insomma, ti squartavano ma per pietà e per far prima. Tant’è nelle esecuzioni seguite alla rivolta giacobita del 1745, gli squartamenti vennero praticati a uomo morto del tutto, e fu per evitare di abbreviare l’agonia dei giustiziati. Nel settecento la previsione ”almost dead” era interpretata a discrezione del boia e inoltre con il miglioramento delle tecniche di impiccagione a corda lunga, lo squartamento non aveva materialmente il tempo di subentrare prima della morte. Si consideri inoltre che vi era l’interesse scientifico dei medici bisognosi di cadaveri da anatomizzare, sempre in ansiosa attesa di corpi ai piedi della forca. Poi nei primi dell’Ottocento, tuttavia, quando ormai gli impiccati morivano subito, intervenne la legge a stabilire anche per iscritto che lo squartamento dovesse avvenire a uomo morto del tutto. Cessata la sostanza del problema, i britannici si concedevano il lusso dello stile.

Link d’acquisto per Fiori di Cera della Bernardo



N.B. LA RIVIVISCENZA DI QUESTO BLOG è DEBITRICE AD AMAZON PER AVERMI CANCELLATO TUTTE LE MIE VECCHIE RECENSIONI E AVERMENE IMPEDITE DI NUOVE. JEFF BEZOS SARà BEN FELICE DI TENERSI RECENSIONI FARLOCCHE A CENTINAIA CHE PONGONO AI VERTICI DELLE CLASSIFICHE TITOLI A VOLTE, NON DICO IMMERITEVOLI BENSì, PROPRIO ILLEGGIBILI. NON SCRITTI IN ITALIANO. CI SI DIMENTICA SEMPRE CHE QUESTE PIATTAFORME OBBEDISCONO A INTERESSI PRIVATI, NON A UN’IDEA PURCHESSIA DI “giustizia”. E DUNQUE SE PICCHI DURO E IN DIECI PROTESTANO PERCHÈ PICCHI DURO, JEFF TRA TE E QUEI DIECI (ANCORCHÈ PARENTI E AMICI DELL’AUTORE STRONCATO) SCEGLIE QUEI DIECI PERCHé DIECI È MAGGIORE DI UNO.





Nessun commento:

Posta un commento