Reimparare a sognare con Le parole segrete di Harris
Le parole segrete - Joanne Harris (Garzanti)
di Monica Montanari
Da Chocolat al magico degli antichi Dei
Tra il villaggio, il bosco dell’Orsetto e la Collina del Cavallo, un universo favolistico per un’avventura di sensazioni forti e rivelazioni sbalorditive: gli antichi dei sono tra noi e vogliono sovvertire l’incubo dispotico di un ordine razionalista. In mezzo c’è una ragazzina ritagliata sul cliché del momento (alla Arya di Martin per intenderci) bruna, indipendente, ribelle. La sfida è la medesima del Gaiman di American God, ma qui si fa sul serio, al trip ci si crede. Che il viaggione psichedelico cominci e ci conduca a cavallo del sogno perché nel sogno, dice Harris, “nulla va perduto”.
Le parole segrete ci travolgono nel fiume del sogno
Sul presupposto che la realtà sia un impasto di sogni si fonda consapevolmente tutto il progetto eversivo della Harris. Non a caso l’eroe più retrivo di “Parole segrete» si chiama Nat Potter, Nathaniel come il Nathaniel della saga di Bartimeus di Stroud e Potter come Harry. Nat Potter tenta di dominare il divino tramite le formule di un libro… Più esplicita di così non poteva essere la mazzata della Harris ai due moloch dell’urban fantasy. Se infatti Stroud e Rowling costruiscono un fantasy funzionale e organico all’ordine razionalista con mondi tessuti al telaio della ragione per quanto fondati su presupposti antinaturali, la Harris rivendica di aver tutto sovvertito. Abbandona e ci chiede di abbandonare ogni logica.
Splendere con la Harris in aspetto assoluto
Ne esce una storia che non coinvolge fino in fondo e tuttavia ci lascia nella convinzione alterata di poter proiettare l’immagine gigantesca e luminosa di un diverso sé, più grande e magnifico corrispondente alla nostra più vera essenza, l’ “aspetto assoluto”. Monica Montanari consiglia ai lettori ludici della frutta di Martorana, ai lettori favolosi delle frittelle di mela e ai viscerali bomboloni alla crema. 4 di tutto.
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