domenica 10 agosto 2014

La verità sul caso Harry Quebert di Joel Dicker


di Mollie Miles

 


Eccola diciamola questa verità. Questo è un libro sui libri. Ce ne sono tanti, uno è il molto migliore e non vecchissimo “La tredicesima storia” per esempio di Diane Setterfield. Cominciamo perciò a parlare del libro prima ancora del romanzo. Prima osservazioni delle tante in ordine sparso. Chissà quante pagine ha questo libro? È il primo libro non libro che leggo su Kindle e ho la sensazione di fluttuare in una nuvola di parole. Non ho il senso del percorso compiuto, quel senso suggerito man mano dallo spessore della parte sgualcita e grigetta del libro. Ma l’esperimento è riuscito e da ripetere. La pagina e la frase si apprezzano come su carta e il kindle modello base non stanca affatto. Evviva. Seconda considerazione in ordine sparso: oggi, tu personaggio letterario se non ti chiami Harry sei una merdina. Un po’ di citazioni:  le prime che mi vengono, a caso: Harry Potter, Harry Bosch, Harry Hole, Harry Quebert appunto. E veniamo a noi, perché “libro sui libri”? Perché ogni capitolo di questo libro è introdotto da un consiglio di scrittura, perché racconta la faticosa genesi di tre libri, perché racconta degli scrittori attesi a queste tre opere. Il sottotesto ha qualcosa a che spartire con la tesi del film “Centochiodi” di Ermanno Olmi. Detta molto per le spicce: i libri non contano, ciò che conta è la vita e l’amore. Ma il nostro Dicker si spinge a dirci di più; ci dice che gli scrittori in sé sono delle schifezze d’uomini. Questa cosa va approfondita perché, capito questo, si capisce tutto di come funziona questo “romanzo”. L’autore si premura non solo di creare personaggi di scrittori cialtroni e inaffidabili, vanagloriosi e narcisisti, Dicker sembra proporsi di dimostrarlo con i fatti e tiene fede all’assunto lui per primo. Arrivo a questa conclusione dopo la perplimente lettura del primo e del secondo capitolo. Il primo e il secondo capitolo vengono introdotti dalla raccomandazione che siano avvincenti perché da essi dipende la fidelizzazione del lettore. Per dimostrarci quanto è poco furbo lo scrittore in genere, lui Dicker non escluso, come primo e secondo capitolo stila due tirate scassapalle sulla fatica di scrivere. E pensare che il lettore che ha acquistato, lo credeva meschino, un libro giallo. Tant’è che il marito del lettore che parla,  dopo due capitoli è andato a scaricarsi un bel Carol O’Connell a 5 euro. Insomma gli sarà costata una certa fatica ma a insegnarci di non fidarci degli scrittori Dicker ci riesce bene fin da subito. Gli serve a sorreggere intellettualmente l’enigma del romanzo, “chi ha ucciso Laura Palmer?”. No, lei si chiama  Nola in realtà, quasi come la bambola ibseniana, ma il clima è davvero alla “Tween Peaks” e si sorregge sul presupposto che a farla secca possono essere stati tutti nessuno escluso, nessuno è al di sopra del sospetto. Il giallo si svolge in un universo relativamente chiuso, i possibili killer sono predeterminati e Dicker sfida il lettore a indovinare l’autore del crimine appunto mettendo in chiaro che il protagonista è inaffidabile e perfino lui lo è in quanto scrittore materiale. Insomma non c’è patto narrativo che tenga, ci fregherà e lo dice onestamente. Ci mette un’eternità a farlo, ma senza ausilio di spessore grigetto non posso esprimermi in modo oggettivo, mi è parso un romanzo molto lungo. Dicevo ci mette un'eternità a fregarci ma ci riesce benissimo. Scechera “I peccati di Payton Place” con “La Versione di Barney” e l’unica cosa a salvarsi sono le telefonate alla madre ebrea degne del miglior Woody Allen / Moni Ovadia. A proposito di Woody, il libro gli viene piuttosto a fagiolo con la tesi fantasy che non c’è crisi di mezza età che tenga, non si tratta di sindrome di Peter Pan: semplicemente i cinquantenni che mollano tutto per le ragazze scoprono per la prima volta l’amore vero in quanto tale ricambiato. Con le ventenni che si stracciano le vesti per i miei befanoni coeatnei, siamo al paranormale, né più né meno dei ganzi romance che vorrebbero tanto spupazzare le loro eroine ma si trattengono per non far loro del male. Simmetrico maschile con maggior allure letteraria sol perché maschile appunto.
Sconsigliato per tuttissimi con un'attenuazione rispetto ai lettori "Bomboloni alla Crema" che si sa sono pericolosamente imprevedibili.

2 commenti:

  1. Ammazza nessuna pieta'! Non lo prendero' sicuro. Le ventenni che si stracciano le vesti per i befanoni mi ha fatto proprio ridere :-)

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  2. Dopo questa rece il povero Quebert perde decisamente punti :-)

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