Fanny Burney
Evelina
(Per i Lettori di Historical Romance, Lettori di Commedie)
Recensione
di Monica Montanari
Uno lord dolce e antiquato
Dalla vostra Lyanne Quay di Un Conte per Tiranno!
Dunque ho terminato Evelina di Frances (Fanny) Burney, tre volumi, saranno 900 pagine se non 9000, il primo dei tre letto in inglese. Pubblicato nel 1778, ben prima dell’epoca Regency, poco più di dieci anni dopo i miei Hellfire, aveva cominciato la sua gestazione ancora prima. Nel 1767 la Burney aveva dato alle fiamme il prequel del romanzo e presumibilmente aveva cominciato a lavorare all’attuale versione del suo romanzo più celebre. Mi soffermo sulle date per sottolineare che questo Evelina è una fotografia di prima mano della società e della Londra dell’esatto anno dei miei Hellfire. Se lo avessi letto prima, mi sarei risparmiata molte ricerche e diversi errori.
Intanto per cominciare ho scoperto il mistero del carnet. Perché il carnet di ballo comincia a diffondersi solamente in epoca regency? Finalmente tutto spiegato e la cosa vi sorprenderà non poco. Fino all’avvento del valzer (anche se dobbiamo scordarci la versione viennese per come la conosciamo), le persone danzavano staccate in balli collettivi figurati. C’erano due balli di coppia. Il minuetto eseguito da una o due coppie per volta all’inizio dei ricevimenti e l’allemanda. In entrambi, i ballerini si sfioravano le mani ma non si abbracciavano e comunque l’allemanda era poco diffusa, sono io che la infilo dappertutto perché in mancanza del valzer, è la mia unica chance di alzare un po’ la temperatura in sala da ballo 🙂 Ok, bene, con i balli staccati in pratica si crea la dinamica da discoteca, se un cavaliere sceglieva una dama non era per saltellare sotto un arco di braccia e incrociarla si e no in un reel. Se un gentiluomo si avvicinava a una dama e la invitava a danzare era per conoscerla. Scopro infatti che quando una dama veniva invitata a danzare veniva in realtà scelta per tutta la serata. Straordinario, no? Bene. Era verissimo che la dama non potesse scegliere di rifiutare, a meno che non fosse già impegnata, ma poteva essere invitata, senza la necessità di presentazioni preventive da parte di un conoscente comune. Ciò mi ha fatto molto riflettere. È come se, danzando e tenendosi compagnia per una sera, le coppie cercassero un modo per frequentarsi per la prima volta senza il condizionamento dei ruoli sociali.
Come sarebbe stato volgare il contrario, non è vero? Del resto la distinzione doveva filtrare dai modi, non dal rango… E qui traspare l’enorme sforzo della buona società post restaurativa britannica per ingentilirsi, per passare dalla veemente ferocia dello spasimante di Pamela di Richardson, alla gentilezza attenta di Lord Orville, lo spasimante di Evelina. E qui tocchiamo il nodo della questione: se per Richardson la nobiltà era questione di virtù (fermezza e coraggio), per la Burney la nobiltà è questione di delicatezza (dolcezza, sottigliezza, discrezione)... Se, da un lato gli stessi aristocratici cercavano di emanciparsi dalle virtù eroiche ma barbare, per essere più raffinati, alla francese, dall’altro non si può non vedere che anche questo Evelina intende dimostrare quanto la nobilità sia questione d’animo e non di ascendenze, con sottile contestazione del privilegio ereditario, anche se, nel finale, la Burney adotterà la soluzione più socialmente conservatrice, ovvero si scoprirà che Evelina è in realtà nobile per nascita e verrà riconosciuta come legittima figlia di un baronetto.
Ritorniamo perciò a un fatto ormai granitico: il romance nasce dal sogno tutto borghese delle ragazze della middling sort of people di sposare un aristocratico. Pertanto si richiede invariabilmente che le protagoniste non siano nobili. Il romanzo storico moderno ha in realtà protagoniste aristocratiche, ma per la gran parte, esse sono oppresse da quella morale borghese, puritana e repressiva. Nei romance attuali, le protagoniste anche sono aristocratiche, lo sono solo di nome, in realtà sono borghesi. Ed ecco che scopriamo che, nell’ultimo quarto del secolo diciottesimo, le giovani britanniche non erano obbligate a sposarsi uomini scelti dalla famiglia, che l’entourage dei grandi aristocratici era costellato di mister e misses e miss perché il parentame di lontane ascendenza nobili era comunque privo di titoli, che il vero ostacolo nelle relazioni sociali era rappresentato dal fatto che la persona fosse proprietaria di un immobile e non lavorasse (erano ammesse, le arti letterarie e musicali, l’attività finanziaria d’investimento, la conduzione dei tenute agricole) . Si scopre infine che, come già avevo argomentato, c’erano donne argute e d’ingegno, come dimostra la stessa Burney. Pubblica infatti questo romanzo a soli 26 anni e aderisce alla Blue Stocking, reprime a stento la propria vocazione alla satira sociale, dà corpo nella storia di Evelina a un personaggio secondario di dama dalla lingua lunga e tanto affilata da replicare con gusto all’affermazione che mai gli uomini dovrebbero sposare donne più intelligenti:
«Per soddisfare gli uomini in questa sala bisognerebbe saccheggiare di donne l’ospedale degli idioti. 🙂»
Ho citato a memoria, ma il senso è quello. Il sorprendentissimo pregio di questo romanzo, cosa che mi aveva colpito anche in Pamela, è l’attenzione ai registri. Il modo di argomentare, il lessico.
La qualità del parlare è diversissima tra i personaggi e li individua psicologicamente prima che la stessa protagonista ne derivi, con il lettore, le qualità psicologiche. Oggi ciò non lo sa fare altrettanto bene quasi nessuno. Mi sono chiesta se sia perché le conversazioni erano tanto sorvegliate o a causa della comunicazione epistolare. In tal caso FB, che ci costringe in pratica a comunicare per lettera, ci renderà tutti di nuovo più consapevoli dei registri e capaci di intelligere le differenze del parlare? E ciò si riverbererà nei futuri romanzi?
Per finire: in Evelina vi è tutta una carrellata di posti di ritrovo che sono una manna di occasioni narrative. In generale scopro che nella Londra dell’ultimo quarto di secolo qualsiasi impresario possedesse un grande locale pubblico tentava di disporne in modo polivalente per incrementarne gli introiti. Ecco che una coffee house grande e dotata di opportuna cornice di giardini, pur essendo di solito limitata alla frequentazione maschile, veniva organizzata salturaiamente come sala da ballo per uomini e donne. Ecco che il gran teatro dotato di vaste sale dove si recavano gli spettatori durante gli intervalli, adibiva le medesime sale a ricevimenti danzanti pubblici (il cosiddetto Ridotto), ecco che ovunque si potesse offrire il te in una grande sala, là si poteva anche danzare: valeva per Vauxehall, per Ranelagh, per il Panteon… etc…
Per finire 2: non posso non riscontrare che il processo di affinamento sentimentale aristocratico della borghese Frances Fanny Burney era tutt’altro che compiuto. Evelina non si duole del racconto di ragazzi che si divertono a bastonare i gatti e, quando in scena compare una scimmia, la reazione è di raccapriccio, non ti compassione sebbene l’animale venga malamente condotto via per il collare… questi due piccoli accenni tradiscono un rapporto con gli animali che, noblesse oblige, è l’unico vero gradiente di distinzione sociale anche oggi.
Così come gli zii di mio marito contadini avevano paura dei cani e li tenevano alla catena, si osserva come l’attuale rapporto di massa con gli animali sia stato una conquista recente, la tenerezza per l’animale si afferma man mano le persone si emancipano da contesti di durezza e degrado, man mano meno temono di dover rimarcare il fatto di non essere in qualche modo bestie a propria volta. Ecco che oggi la crudeltà verso gli animali sopravvive presso agricoltori abrutiti dalla fatica (penso ad alcune grandi cascine del Nord), presso criminali che fanno combattere i cani, presso cacciatori che li tengono ingabbiati tutto il tempo salvo liberare i seguigi il giorno della battuta, presso tanti nordafricani che li ritengono impuri. Signore mie, è mia opinione che saper empatizzare con creature incapaci di difendersi, come gli animali quando non pericolosi, ci renda tutte principesse 🙂
Per finire 3: mi ha molto infastidito come la satira sociale della Burney si appunti contro il Fop della situazione, il Coxcombe, il gallinaccio iper truccato e iper parruccato, come ne derida crudelmente l’effeminatezza...
La signora Burney ci è caduta sul pappagallo, la sua protagonista non può vantare nobiltà d’animo senza magnanimità.
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Imprevedibile e focosa come può esserlo una vera irlandese, e senza amore come può esserlo unicamente un’orfana, lady Wilhelmina Osraige deve affrontare da sola il soggiorno a Londra per la “piccola stagione” invernale.
È però lord Iain Middleton, terzo conte di Huntly, l'imperturbabile e ascetico banchiere, a doversi occupare di lei, con grande sgomento di entrambi, e a sovrintendere la sicurezza e il benessere della lady poco più che ventenne.
Al più integerrimo dei confratelli della Hellfire non resterà che tiranneggiare la giovane esperta di arti da salotto e tentare di togliersela dai piedi. Di trovarle un marito o rispedirla in Scozia, perché lui è un uomo tutto d’un pezzo.
E che pezzo!
Tant’è, l’imprevedibile Wilhelmina propone al conte di impartirgli lezioni d’amore e Lord Huntly dovrà stare ben attento a non abbandonare la schiera degli angeli custodi.
O finirà dritto in quella dei serafini infiammati d’amore, come il rosso scintillante dei propri capelli e di quelli color borgogna di Wilhelmina.
Commedia Romantica , romance storico di periodo georgiano
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N.B. LA RIVIVISCENZA DI QUESTO BLOG è DEBITRICE AD AMAZON PER AVERMI CANCELLATO TUTTE LE MIE VECCHIE RECENSIONI E AVERMENE IMPEDITE DI NUOVE. JEFF BEZOS SARà BEN FELICE DI TENERSI RECENSIONI FARLOCCHE A CENTINAIA CHE PONGONO AI VERTICI DELLE CLASSIFICHE TITOLI A VOLTE, NON DICO IMMERITEVOLI BENSì, PROPRIO ILLEGGIBILI. NON SCRITTI IN ITALIANO. CI SI DIMENTICA SEMPRE CHE QUESTE PIATTAFORME OBBEDISCONO A INTERESSI PRIVATI, NON A UN’IDEA PURCHESSIA DI “giustizia”. E DUNQUE SE PICCHI DURO E IN DIECI PROTESTANO PERCHÈ PICCHI DURO, JEFF TRA TE E QUEI DIECI (ANCORCHÈ PARENTI E AMICI DELL’AUTORE STRONCATO) SCEGLIE QUEI DIECI PERCHé 10 È maggiore di 1. Con ciò ora spalmo subito su Novelbus le mie belle stroncature e anche su Goodreads.
A la guerre com a la guerre.
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