Kerstin Gier
Il Castello tra le Nuvole
di Monica Montanari
Recensioni
(Per Lettori di Commedie Romantiche, Favole ed Enigmi in senso molto lato)
Amare e Nevicare
Se non fosse per gli avverbi che non rispettano la consecutio potrei giurare che questo romanzo sia scritto sotto falso nome da Stefania Bertola: stessa relazione asciutta tra i personaggi, stessa competenza in fatto di pasticceria e opere liriche. Ma non può essere.
Kerstin Gier esiste, vive e lotta insieme a noi, a volte con altri nomi che però non sono Bertola: Jule Brand e Sophie Bérard. Certo questi avverbi fuori consecutio sono orribili, l’inflazione dell’offerta di narrativa erode evidentemente anche i margini dei grandi editori. Altrimenti non si comprenderebbe perché Corbaccio non abbia dato una letta a un libro che sotto tutti i profili è perfetto. Faccio un esempio: Cappuccetto Rosso tornò dalla nonna dove era già stata “ieri”. IERI?!?!?!? “Il giorno prima”, volevi dire! Ok, ma insomma questo libro com’è?
Da leggere con divertimento.
Questo Castello tra le Nuvole è l'ideale da leggere davanti al camino sazi di torroni e con le carte dei regali sparse sul tappeto, il giorno di Natale. Sarà un regalo graditissimo per squinzie e mamme e nonne delle medesime, se...
Questa storia piacerà alle ragazze che amano la commedia romantica. Non piacerà, invece, alle lettrici romance più passionali in cerca di storie di riscatto dai fallimenti seduttivi della protagonista.
In questo caso Fanny Funke ha ben altro per la testa dei propri fiaschi in campo amoroso. È una somara, bocciata in seconda superiore, che poi ha abbandonato la scuola ed è andata a fare la babysitter in prova in un hotel di superlusso dove i ragazzini affidatile la fanno dubitare di essere in grado di svolgere bene il compito. Come riuscirà la nostra "eroa" a risollevare la propria autostima?
E qui sta la differenza. Qui come in ogni commedia romantica che si rispetti, l’amore risolverà tutti i problemi di vita del personaggio. Mentre nelle storie di riscatto amoroso, cosa che questo romanzo non è, l’happy-end risolverebbe invece, essenzialmente, i problemi affettivi della protagonista.
Insomma si tratta di un “Cenerentola moderna”, genere in cui avevo sempre ritenuto imbattibile mia nonna Gigia. Io e le mie sorelle sedevano ai suoi piedi supplicando.
«Dai, nonna, raccontaci una Cenerentola moderna.»
E lei si sbizzarriva con la sua idea di modernità: sopratutto motociclette… Era bellissimo. Pensavo che fosse imbattibile, dicevo, e invece Kerstin Gier dimostra di aver sbaragliato mia nonna perché salva in questa Cenerentola moderna anche qualcosa di antico.
Deve essere rimasta conquistata, come me del resto, da uno splendido film uscito nel 2014 e che vi consiglio caldamente: «Grand Hotel Budapest» di Wes Anderson. Ci sono tutti, proprio tutti, gli ingredienti di questo libro: dal concierge, alla crocchia di treccia con cui si pettina la protagonista. Non a caso il film è stato girato proprio in Germania patria della Gier. E dunque c’è quel tanto di antico, come vi dicevo, perchè, in certi angoli di mondo, esso si preserva malgrado la modernità sopravveniente. E allora, in questo Grand Hotel rimasto ai fasti del passato, trovano un giusto davanzale dove posarsi anche i sette corvi mangioni che Fanny rimpinza di panini al latte: una versione moderna degli uccellini aiutanti della Cenerentola anni ’50 di Disney.
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