lunedì 3 luglio 2017

La donna di Freeman cancella i ricordi ma Stride resta ineguagliato

Brian Freeman
La Donna che Cancellava i Ricordi

di Monica Montanari
Recensione

(Per Lettori di Enigmi)

Brian Freeman ha un'idea geniale ma la sviluppa male. Peccato, c'erano tutti gli ingredienti compreso uno di troppo: la pigrizia.

  


A un terzo del romanzo ero convinta di trovarmi davanti a una perla rara. Abbiamo una ragazza solare e popolare - come si sente dire nei film stupidi - che improvvisamente si graffia la faccia a sangue e si getta da un ponte lasciando sconvolta l'amica di fianco a lei sul sedile dell'auto. Sul posto arriva la polizia, la sucida non è la prima ad essere impazzita all'improvviso e come l'altra è stata paziente di una psichiatra specializzata nel cancellare brutti ricordi. Il tutto benissimo descritto e condito da un investigatore anomalo molto in stile romance con occhi laser e corredato di gatto al seguito. Invece del cane. Come un cane.

Il perché del gatto è presto detto: il gatto è il legittimo erede della casa abitata dall'investigatore in qualità di tutore (di gatti). Abbiamo alzato le palle benissimo, Brian, verrebbe da festeggiare - quel Brian Freeman della saga di Jonathan Stride del lago Superior nel Minnesota -. Solo che, ancora una volta allontandosi dai Grandi Laghi, Freeman fa un buco nell'acqua.

La voce del controcanto al femminile, tipica della sua narrativa, diventa ingombrante marginalizzando l'investigatore come accaduto nell'altro recente romanzo "Io sono tornato". Per una volta c'è un personaggio femminile apprezzato più per qualità psicologiche che fisiche, come piace alle lettrici, ma ovvio il protagonista non se ne innamora (su questa cosa bisogna che i giallisti mettano la testa come altrove argomentato sempre tra le pagine di questo blog).

Dunque dicevo. Alza le palle Freeman ma poi non le sa riacchiappare e finisce per avvitare la vicenda su se stessa invece di darle profondità. Avrebbe dovuto lavorare sull'idea che un ricordo rimosso potesse rivestirsi di una personificazione fantasmatica e sviluppare questa linea nel senso di dar corpo a una delle figurazioni di malignità totale tipiche di un Child che in questo senso non delude mai.

Infine un paio di gigantesche pigrizie. Una riguarda il gatto. Non puoi amico di un autore professionista di bestseller non esserti accorto che il gatto prima è sempre con l'ispettore e poi sparisce quando l'azione si fa concitata e non sai come interromperla per dar conto del gatto. Non dico che non sia un bel problema, ma lo devi risolvere per esempio dando un ruolo al gatto nella vicenda concitata. Questa cosa non può non essere stata segnalata dall'editor, e l'assetto finale del romanzo mi sa tanto di "ma sì, va beh, chi se ne frega, tanto il nostro pubblico non ci fa caso".

Un secondo difetto tradisce chiaro chiaro che il romanzo non è stato progettato.  C'è tutta una parte telefonata sovrabbondante e non richiesta non realmente giustificata dal contesto narrativo che lampeggia a tutta forza la sua finalità: te lo sto dicendo perchè questo è il movente dell'assassino e, siccome poi l'assassino non me lo posso tirar fuori dal cappello come il coniglio tipico, ora ti spiattello la lacrimevole storia a metà del romanzo per cui poi non puoi dirmi che io non te lo avevo detto.  

Io aspetto Freeman sui Grandi Laghi.

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